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Nelle opere letterarie dell’antica Grecia, le figure femminili sono tradizionalmente relegate a ruoli secondari, marginalizzate e spesso vittime di violenza, rispecchiando la condizione delle donne dell’epoca. Numerose autrici contemporanee reinterpretano questo patrimonio letterario mettendo al centro della narrazione protagoniste audaci e sovversive. La scrittrice britannica Pat Barker ne Il silenzio delle ragazze (2020) da voce per la prima volta alle vittime della guerra di Troia, in una commovente riscrittura dell’Iliade, il poema greco attributo a Omero (VIII sec. A.C.), considerato il primo testo epico della letteratura occidentale.
Voci di donne contro la brutalità degli uomini
Dopo la caduta della sua città, Lirnesso, conquistata dai Greci durante la guerra di Troia, svoltasi presumibilmente in Asia minore tra il 1250 e il 1184 a.C., la splendida principessa Briseide viene offerta come “premio” all’invincibile guerriero Achille, che si è come sempre distinto per la sua ferocia in battaglia. Confinata nell’accampamento acheo, la ragazza, appena diciannovenne, diventa la concubina del condottiero, che la tratta con rudezza e disprezzo.
A condividerne l’amaro destino ci sono molte altre donne, come lei costrette a soddisfare tutti i bisogni dei loro nuovi padroni come Ifi, sua preziosa confidente e amica, e Criseide, la figlia del potente sacerdote di Apollo diventata, suo malgrado, la preferita del re Agamennone, capo della spedizione. Quando quest’ultimo si rifiuta di restituirla all’anziano padre, una terribile pestilenza si abbatte sui suoi soldati, decimandoli. Per placare il castigo del dio, Agamennone decide di lasciarla andare ma pretende Briseide in cambio.
Questo evento scatenerà l’“ira funesta” di Achille cantata nei primi versi dell’Iliade. Poiché lui minaccia di ritirarsi dal combattimento, Agamennone rinvia nuovamente Briseide nella sua tenda. Ma Achille, ferito per l’onta subita, con lei è ancora più distaccato e brutale di prima.
“L'Iliade comincia con lunghi ed estremamente eloquenti discorsi di due dei suoi personaggi principali, Achille e Agamennone, che litigano per la proprietà di una schiava”, spiega Pat Barker in un’intervista. “La ragazza non dice nulla. Philip Roth scrisse una volta che l’intera letteratura europea inizia con due uomini che si contendono il corpo di una giovane ragazza. Mi sono detta: sì, se sei un uomo, comincia così. Se, però, sei una donna, inizia con il silenzio. Quindi la mia motivazione principale era dare voce a queste donne messe a tacere”.
La decostruzione di una presunta storia d'amore
Nel suo romanzo, la giovane donna confida le sue sofferenze e le sue paure alle altre schiave e concubine, che come lei si muovono come ombre invisibili tra le tende del campo, occupandosi di tutto: dalla cucina alla confezione di abiti e oggetti al telaio, dalle pulizie alla preparazione di unguenti, bende e cataplasmi per curare i feriti e i moribondi. Durante le loro lunghe conversazioni notturne, a volte nostalgiche e disperate, a volte ironiche e leggere, emerge una versione inedita e profondamente femminista dell'Iliade e dei suoi tanto decantati “eroi”. Achille, descritto da Omero come “simile a un dio”, agli occhi delle schiave non è altro che un macellaio che uccide senza pietà e che si dimostra altrettanto incapace di empatia e affetto nella vita privata. Quanto alla relazione tra lui e Briseide, raccontata nell'epopea quasi come una storia d'amore, qui viene svelata per quello che è realmente: un rapporto violento di prigionia e dominio, che costringe la donna a un'intimità forzata con l'uomo che ha massacrato la sua famiglia e distrutto la sua città.
Consapevole che la morte è vicina, Achille affida Briseide, incinta, al suo fedele Alcimo, chiedendogli di sposarla e di portarla sulla sua isola. Ancora una volta, la giovane donna è costretta a passare di mano in mano, senza avere il minimo potere decisionale sul proprio destino, prigioniera di un mondo interamente governato dagli impulsi irresistibili degli uomini. “Il silenzio si addice alle donne”, scrive provocatoriamente Barker, che ha studiato storia delle relazioni internazionali alla London School of Economics e ha lavorato a lungo sul tema della guerra come docente e scrittrice. In questo libro in particolare l'autrice mostra che il punto di vista delle donne è essenziale per comprendere la complessità e l'atrocità che ogni conflitto armato comporta, allora come ora. L'eroina del suo romanzo, infatti, rivela un'anima forte e determinata che la spinge a denunciare le atroci ingiustizie di una società profondamente misogina e sessista.
Nuove narrazioni contro la discriminazione di genere
L'eredità culturale dei Greci, sebbene rappresenti un patrimonio di inestimabile valore, è accompagnata da un retaggio particolarmente pesante in materia di discriminazioni di genere. Anche se le donne furono escluse per la prima volta dalla sfera pubblica e relegate a un ruolo puramente riproduttivo solo nelle poleis del periodo classico, ovvero le città-stato indipendenti nate a partire dall’VIII secolo a.C., i primi segni della loro subordinazione erano già ben visibili nelle opere di Omero. I poemi epici e la mitologia del suo tempo cominciavano, infatti, chiaramente a normalizzare, e talvolta persino a giustificare, la sottomissione sistematica delle donne ai capricci degli dei e degli eroi, esercitata il più delle volte attraverso violenze sessuali. Nell'Iliade, le troiane vengono esibite come trofei sui carri dei vincitori e nell'Odissea, l'altro grande poema attribuito a Omero, il ritorno dei soldati alla fine della guerra è sempre accompagnato da un gran numero di schiave e concubine catturate in battaglia.
Ribaltare questa narrazione plurisecolare per dare finalmente voce a questi personaggi femminili troppo a lungo ridotti al silenzio costituisce un atto rivoluzionario, oltre che una piacevole esperienza letteraria, come testimonia questo potente romanzo contemporaneo.

