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Nella lussureggiante striscia di terra incastonata tra le calde acque del Mar Arabico e i rilievi montuosi dei Ghati occidentali, un tempo chiamata “costa delle spezie” e oggi Stato del Kerala, fino agli anni Settanta era in uso un antico sistema di eredità matrilineare: il “Marumakkathayam”. Il termine in malayalam significa “figli della sorella” poiché lo zio materno passava beni e proprietà di famiglia ai propri nipoti, anziché ai figli. Il clan così riunito dal lignaggio femminile prendeva il nome di taravad (“casa di famiglia”).
Ad aderire a questo sistema erano i bramini Nambudiri, gli Ezhavas, i musulmani Mappila ma soprattutto il gruppo etnico Nayar della regione di Malabar, nel Kerala settentrionale. I maschi di questa prestigiosa casta di nobili guerrieri si dedicavano, infatti, a un intenso addestramento militare dall’età di otto anni e non potevano occuparsi della famiglia né di questioni economiche e patrimoniali. Perciò, immobili e beni erano gestiti dalle donne, che erano anche le responsabili dell’educazione dei figli.
“Ma ci sono altre teorie che vale la pena considerare”, spiega a Medfeminiswiya Lekha N. B., professoressa assistente del Dipartimento di Sociologia del College Sree Narayana di Thiruvananthapuram. “Una delle più importanti è quella militare, che fa riferimento al conflitto Chola-Chera dell'XI secolo. Durante questo periodo, gli uomini Nayar erano spesso impegnati in guerra, lasciando alle loro donne l'unica opzione di entrare in relazione con dei bramini. Secondo Panikkar, a causa della diffusa poliandria stabilire la maternità era più facile che stabilire la paternità. Di conseguenza, la proprietà veniva devoluta attraverso i figli delle sorelle piuttosto che attraverso i figli della linea maschile. Questa pratica non solo semplificava l'eredità, ma contribuiva anche a prevenire la divisione della proprietà, preservando così il sistema taravad”.
La famiglia tradizionale

Il nucleo della famiglia era costituito dalla madre e dai suoi figli, che esercitavano diritti congiunti su tutte le proprietà, comuni e indivisibili. Un’altra figura centrale era lo zio materno, chiamato karanavar, che era a tutti gli effetti il capofamiglia di un clan allargato di stampo profondamente patriarcale. Il legame tra fratello e sorella era, infatti, considerato prioritario rispetto a quello tra marito e moglie, anche perché il sistema di unione tra partner diffuso presso i Nayar, soprattutto nell’area di Cochin, consisteva in una relazione consensuale che poteva essere interrotta in qualunque momento da entrambi senza particolari conseguenze. Questo tipo di rapporto, chiamato sambandham, era dunque più simile alla moderna convivenza che al classico matrimonio tradizionale. “Non era una vera e propria poliandria”, precisa Lekha N. B., “ma permetteva a entrambi i partner di essere liberi da vincoli legali e consentiva alle donne di avere più compagni. Inoltre, trovo che il sambandham fosse spesso associato a scopi sessuali e amorosi piuttosto che a scopi esclusivamente riproduttivi. In alcuni casi, si ritiene che le donne potessero usare queste relazioni in modo strategico, anche come mezzo per ottenere proprietà o favori dai bramini”.
Questo sistema consentiva, in effetti, una grande mobilità sociale, caratteristica specifica del contesto keralese, e offriva alle Nayar una sicurezza sociale e finanziaria inimmaginabile in un paese misogino e sessista come l’India: restavano per tutta la vita nelle case in cui erano nate, non dipendevano economicamente dai compagni e la loro identità era associata a un’antenata donna. Persino la vedovanza non comportava alcuna minaccia, come accadeva, invece, nelle altre comunità.
Il tramonto di un’era

Con l’arrivo degli Inglesi i ruoli di genere nella società cambiarono radicalmente: la feroce critica da parte dei governatori britannici e dei missionari cristiani nei confronti delle tradizioni locali, considerate primitive e immorali, impose in pochi decenni il modello matrimoniale monogamo e portò alla crisi del sistema matrilineare, abolito dal Joint Familiy System (Abolition) Act nel 1975. Le leggi del giovane Stato indiano imposero di adottare il Makkattayam, l’eredità patrilineare, e tra le caste più elevate si diffuse l’educazione occidentale, all’epoca intrisa di valori vittoriani che imponevano alla ragazze di diventare mogli remissive e fedeli. Stampa e letteratura svolsero un ruolo cruciale in questo progressivo ribaltamento di paradigma: romanzi, saggi e articoli di giornale esaltavano le protagoniste più illibate e devote della mitologia hindu, ricordando alle lettrici l’importanza di ottemperare ai loro innumerevoli doveri verso la famiglia.
L’attuale paradosso di genere
Ancora oggi le donne del Kerala sono spesso celebrate per il loro status elevato, come dimostra l'impressionante Indice di sviluppo di genere dello Stato. Secondo Lekha N. B. questa condizione privilegiata rispetto al resto del Paese può essere in gran parte attribuita all'eredità matrilineare, che storicamente ha garantito alle donne i diritti di proprietà enfatizzando il loro ruolo centrale nelle strutture familiari. “Il Kerala vanta alti tassi di alfabetizzazione femminile, una bassa mortalità infantile, un rapporto sessuale favorevole e un migliore accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria”, spiega la docente, precisando, tuttavia, che il paradosso di genere nel territorio è attualmente fortissimo anche se poco visibile nelle narrazioni socio-politiche perché lo Stato viene spesso idealizzato come un'epitome dello sviluppo femminile.
Nel suo recente ebook Unveiling the Gender Paradox Dynamics of Power, Sexuality and Property in Kerala, la docente dimostra, infatti, che la realtà è ben diversa dall’edulcorata immagine popolare, come confermano anche altre studiose e attiviste femministe locali: “Il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro in Kerala rimane tra i più bassi dell'India e le donne sono significativamente sottorappresentate nelle legislature statali e in Parlamento, nonostante gli alti livelli di alfabetizzazione e di indice di sviluppo umano (HDI)”. Lo stato di salute mentale femminile è un’altra preoccupazione crescente e il Kerala è al primo posto tra gli Stati indiani per violenza contro le donne.
Questo paradosso di genere per Lekha N.B. può essere senza dubbio ricondotto all'impatto della modernità coloniale, che ha rafforzato le norme matrimoniali maschio-centriche: “Quel cambiamento ha eroso l'autonomia delle donne inserendole in un quadro patriarcale più rigido”, conclude.

