Artigiana femminista batte la povertà mestruale

Intervista ad Alessandra Cedri, artigiana italiana che con la sua microimpresa Lalepap produce una linea di assorbenti e salvaslip in tessuto, lavabili fino a 200 volte, che spopolano tra le ragazze della generazione Z.

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Per Alessandra Cedri autodeterminazione fa rima con autoproduzione: il mio corpo, il mio flusso mestruale, i miei assorbenti, fatti a mano, fuori dalle logiche del mercato, dentro le pratiche femministe. Lavabile e riutilizzabile contro usa e getta, 1 a 0.

EcoFem, la linea di assorbenti, proteggi slip e dischetti struccanti di stoffa è, dopo le mascherine coloratissime con cui ha iniziato l’attività ai tempi del primo lockdown, uno dei prodotti di maggiore successo di Lalepap, il brand “handmade & recylced” di Alessandra Cedri, che realizza anche borse, astucci, portachiavi e altri accessori.

Alessandra Cedri ©Lalepap

Lei, giovane donna mediterranea – nata a Milano, ha vissuto in Grecia e da qualche anno è approdata a Roma – vuol essere chiamata “artigiana, mi sta benissimo”. Dopotutto si è formata alla Scuola d’arte e mestieri di Roma, dove ha seguito il corso di Moda, stile e modellistica. 

Tutto è iniziato “in una fase di cambiamenti nella mia vita, che guarda caso è coinciso con l’esplosione della pandemia – ride – Mi piaceva già cucire: Lalepap è nato come progetto di autoproduzione e produzione dal basso, in chiave di autodeterminazione e come pratica di resistenza alle imposizioni un po’ capitaliste e un po’ patriarcali del mondo delle merci come lo conosciamo”.

Agli assorbenti lavabili Alessandra è arrivata con perfetto stile femminista, ovvero partendo da sé, ben sapendo che il personale è politico. “Ero alla ricerca di assorbenti lavabili per me, per ridurre la mia impronta ecologica personale. Così, dopo averne acquistati e sperimentati alcuni, ho pensato di produrne io stessa, ho fatto dei prototipi che ho fatto testare alle amiche, ed è nata la linea EcoFem”.

Coloratissimi all’esterno, dotati di due bottoni a pressione per assicurare una perfetta aderenza allo slip, “gli assorbenti lavabili che produco hanno la parte interna, quella a contatto con la pelle, di cotone bianco, così come l’imbottitura in spugna di bambù, che assicura un grande assorbimento. Questo perché il bianco, per una questione legata proprio alla luminosità, non favorisce la proliferazione dei batteri”, spiega Alessandra. “Per l’esterno, che deve essere impermeabile, uso il PUL di cotone, che è un po’ più ruvido e dunque facilita l’aderenza alla mutanda”.

©Lalepap

PUL sta per laminato di poliuretano. La laminatura del tessuto è una procedura impermeabilizzante che consente di mantenere le caratteristiche traspiranti del tessuto. È dunque perfetta per gli assorbenti di stoffa.

Ma è proprio vero che con gli assorbenti lavabili si risparmia? Alessandra lo dimostra con un rapido calcolo: “Un assorbente costa tra i 5 e i 10 euro, li vendo in kit da 3, quanti ne servono per una giornata. I successivi costano poi un po’ meno, ideale è averne una decina, ampiamente sufficienti per un ciclo normale. Può sembrare una spesa importante, ma bisogna pensare che poi resistono in media 200 lavaggi. Dunque se investi 50/60 euro per comprare gli assorbenti lavabili, poi stai apposto per… 15 anni almeno!”.

I conti tornano, “se si pensa che per assorbenti o tamponi usa e getta si spendono in media tra i 35 e i 50 euro all’anno”, aggiunge Alessandra. E questo senza contare il vero valore aggiunto, ecologico.

Secondo alcuni calcoli una donna usa tra gli 8.000 e i 17.000 assorbenti usa e getta ogni anno. Se si considera che avrà le mestruazioni per circa 40 anni, il numero degli assorbenti (o tamponi) oscilla tra 320.000 e 680.000. Se si moltiplicano queste cifre per i 30 milioni di donne solo in Italia, o per i miliardi di donne nel mondo... l'impatto può essere enorme!

Alessandra respinge al mittente anche le obiezioni che riguardano l’inquinamento generato dal lavaggio degli assorbenti: “Oggi per fortuna esistono saponi a costi accessibili con un ridotto impatto ambientale. Gli assorbenti vanno immersi innanzitutto nell’acqua fredda, per eliminare il sangue, poi si possono mettere tranquillamente in lavatrice con il resto della biancheria. Certo non tornano bianchi immacolati, ma chi fa una scelta ecologica non si scandalizza se restano degli aloni”.

A decretare il successo di EcoFem, è stata soprattutto la generazione delle giovani “e giovanissime: ragazzine di 13 o 14 anni che li hanno scelti fin dalle prime mestruazioni”, in coerenza con le preoccupazioni per il futuro del pianeta che hanno spinto l’Ultima generazione – così si chiama un movimento di attivisti/e ambientali italiano – a mobilitarsi sulla scia dei Fridays for Future iniziati da Greta Thunberg.

©Lalepap

Per le nuove generazioni il sangue mestruale non è più un tabù: “Loro non trovano problematico lavare il dispositivo, perché dietro a questo gesto c’è tutta una filosofia di vita. Molto più problematico invece per le generazioni più grandi, che hanno visto l’avvento di assorbenti in cellulosa e tamponi come una vera liberazione dalle bacinelle nascoste sotto i lavandini che qualcuna ancora ricorda”.

Nonostante l’entusiasmo di Alessandra, gli assorbenti in tessuto restano un prodotto di nicchia, come conferma il suo circuito commerciale, che passa essenzialmente attraverso i social, le vendite online e i mercatini artigiani che dalla primavera a Natale, più o meno, animano le città soprattutto nei fine settimana.

“Eppure questa è una soluzione ideale per affrontare la povertà mestruale: possono essere autoprodotti praticamente ovunque, si possono usare tessuti locali e il costo iniziale per comprare le stoffe si ammortizza con il tempo. E poi è uno strumento di autodeterminazione: il mio corpo, il mio flusso mestruale, fuori dalle logiche del mercato”, conclude Alessandra.

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